parrocchetto dal collare

Gestione e mantenimento delle coppie in allevamento

Spesso è dubbio di molti allevatori di parrocchetti dal collare - specie a cui mi dedico da anni con particolare passione - sul come approcciarsi alla gestione delle coppie in allevamento, dal momento che citi ritrova talvolta a dover conciliare l'intrinseca aggressività della specie (che rende complessa la gestione dei riproduttori) e le necessità selettive che talvolta si mostrano di primaria importanza di questo hobby.

 

In linea generale, esistono due diversi approcci all'allevamento amatoriale del parrocchetto dal collare ed -in senso lato- dei parrocchetti appartenenti al genus Psittacula.

Gli allevatori che mantengono ceppi di P. krameri a scopi puramente selettivi necessitano di una maggior versatilità nel poter costituire nuove coppie in funzione delle combinazioni genetiche che si desidera ottenere: semplificare l'affiancamento di nuovi riproduttori ed accelerare le operazioni di cambio del parter rivelano vantaggi essenziali per poter predisporre, anno dopo anno, accoppiamenti ben mirati.

Per abbinare le coppie in modo più rapido e quanto meno sicuro da eventuali imprevisti dovuti all'incompatibilità caratteriale, resta buona norma mantenere gli esemplari divisi per sesso nel corso di tutta la stagione estiva ed il periodo di muta del piumaggio.

Di fatto, le femmine di parrocchetto dal collare possono rivelarsi estremamente aggressive e territoriali nei confronti dei conspecifici, in particolar modo se si tratta di maschi estranei, le cui avances riproduttive possono scatenare liti di grave entità.

Ben sappiamo che, così come per buona parte degli Psittacidi, non risulta affatto sufficiente tentare di affiancare due esemplari di sesso opposto per possedere la sicura garanzia di aver creato una coppia: l'affiatamento tra i partner resta la variabile essenziale per una buona riproduzione, variabile che deriva principalmente dall'etologia di ogni individuo specifico.

In tal senso, la prassi a mio avviso più affidabile consiste nel posizionare la «parrocchetta» prescelta in una voliera ben dimensionata, la quale - in futuro - dovrà ospitare la coppia riproduttiva. Temporeggeremo quindi qualche giorno per permettere al soggetto di orientarsi nel nuovo alloggio ed in seguito provvederemo ad affiancare alla voliera «da cova», una seconda struttura non eccessivamente ampia in contatto visivo con quest'ultima, ove verrà inserito il partner precedentemente individuato. Un gabbione da un metro, agevolmente trasferibile all'occorrenza, può considerarsi più che soddisfacente per lo scopo.

Di norma, il maschio maturo intraprenderà ben presto la consueta danza di corteggiamento: il soggetto apre leggermente le ali mantenendole a forma di cuore arcuato, si slancia con il busto in modo da raggiungere il massimo della sua lunghezza e apparire massimamente imponente.

Successivamente, ondeggia ripetutamente la testa a destra e sinistra, spostando il peso sulla rispettiva zampa e rimpicciolendo la pupilla.

Osservando gli atteggiamenti della femmina, potremo intuire se la coppia potrà rivelare una soddisfacente sintonia: nel caso in cui essa cerchi di trascorrere buona parte del tempo in prossimità del maschio, dimostrandosi ben disposta nei confronti del futuro coinquilino, cominceremo ad auspicare la buona riuscita del tentativo.

Ogni atteggiamento di apertura può considerarsi positivo, in particolare potremo possedere buone probabilità di successo se la riproduttrice assumerà il classico assetto a «banana», incurvando il dorso, riversando la testa all'indietro e sollevando la coda, rivelando un parallelismo con la posizione che manterranno, da adulte, durante la copula.

Ricevuta la conferma di una sicura empatia tra gli animali, potremo inserire il maschio nella voliera principale, avendo premura di sorvegliare la coppia nei giorni successivi, al fine di prevenire spiacevoli imprevisti e bruschi rovesciamenti di situazione.

Il periodo maggiormente idoneo per tentare l'unione corrisponde ai mesi di ottobre e novembre, poiché in caso di incompatibilità tra i due esemplari, potremo riservarci il tempo di tentare nuove combinazioni prima dell'inizio della stagione degli amori, quando l'aggressività degli animali tenderà a crescere esponenzialmente.

Sicuramente formare una coppia con riproduttori ormai esperti e collaudati potrà rivelarsi piuttosto ostico per l'allevatore: volendo restare più elastici nel predisporre gli accoppiamenti, sarebbe buona norma sistemare un egual numero di maschi e femmine nella medesima voliera: monitorando la vita comunitaria riusciremo ad intuire rapidamente quali coppie avranno legato in maniera spontanea, procedendo quindi ad isolarle in alloggi singoli. 

Vi è poi una seconda modalità, la quale rispecchia maggiormente le caratteristiche etologiche della specie, dal momento che lo Psittacula krameri si rivela uno Pisttacide tendenzialmente monogamo: essa consiste nel mantenere per tutto il corso dell'anno le varie coppie assortite nel medesimo modo e costituite quando i soggetti si dimostrano ancora immaturi, ovvero più malleabili per assuefarsi ad un nuovo ambiente ed un nuovo compagno.

Tale impostazione permetterà di massimizzare le nascite anno dopo anno, poiché ogni coppia affiatata sarà in grado di perfezionare le proprie tecniche d'allevamento con il progredire dell'esperienza.

Oltretutto, il rischio di aggressioni e litigi verrà ridotto ai minimi termini, superando buona parte delle diffuse turbe comportamentali che potrebbero pregiudicare la stagione-cove. 

Ad ogni allevatore, pertanto, spetterà il compito di ponderare i vari vantaggi e discernere quale tecnica meglio si adatta alla filosofia del proprio allevamento.

Tengo solo a sottolineare che, per l'esperienza che ho esercitato sul campo, è possibile conciliare le due possibilità, applicando una determinata logica selettiva, pur evitando di separare le coppie già formate e collaudate in campo riproduttivo.