La mutazione Platinum (Platino) nei Calopsite

Nell'universo delle nuove mutazioni che arricchiscono la genetica dei calopsite, vi è la mutazione Platinum (o Platino), colorazione senza dubbio stupefacente e particolare, la cui richiesta risulta sempre più elevata all'interno del panorama ornitologico europeo, così come sembra che la sua diffusione stia crescendo esponenzialmente tra gli appassionati del settore.
Lo scorso anno ho avuto la fortuna di acquistare una coppia di mutati su base ancestrale, soddisfacentemente riprodotta durante la stagione cove appena trascorsa, regalandomi numerose speranze sul futuro di determinate linee selettive all'interno mio piccolo allevamento amatoriale.
Mi è quindi sembrato utile tentare di fare il punto sulle peculiarità di questa nuova varietà, auspicando che in futuro possa essere accessibile ad una più ampia schiera di ornicoltori.

Particolarità della mutazione

Il fenotipo di questa mutazione può essere brevemente descritto come segue: il ventre appare decisamente schiarito e slavato, mentre sul dorso permane un bel grigio fumo; su ali e coda abbiamo una maggior concentrazione melanica che comporta una colorazione più tendente al grigio/marrone.
Il petto è essenzialmente di color bianco sporto e la parte inferiore della coda - nei maschi maturi - mostra una tonalità marron-cioccolato
Le zampe sono carnicine ed il becco è di color avorio.

Il dimorfismo sessuale appare ancora evidente, tuttavia - per quanto concerne la maschera facciale - l'estensione del giallo nella femmina può arrivare a comparare la livrea maschile.
Nel piumaggio del maschio viene incrementata la percentuale di melanina durante la maturazione, regalando al soggetto un aspetto generalmente più scuro rispetto alla femmina, pertanto alcuni esemplari particolarmente pregiati è possibile notare alcune sfumature color lavanda nel sottocoda e sulle remiganti.

Il gene Platino non inibisce completamente la produzione di melanina, al contrario di quanto accade nel lutino, tuttavia la stessa produzione è parziale e si attesta intorno al 50%.
Sotto il profilo fenotipico, quindi, può essere facilmente distinguibile da altre colorazioni legate al sesso, come - ad esempio - il cannella, poiché, mentre il gene cinnamon inibisce blocca la produzione di melanina ad uno stadio ancora immaturo, il Platinum ne riduce solamente la percentuale rispetto al wild-type: analiticamente, i soggetti mutati sono identificabili fin dall'età neonatale, quando ancora rivelano una differente colorazione del piumino caratteristico dei pulli, decisamente più chiaro e slavato.  

Nell'allevamento della mutazione possono apparire alcuni problemi di base: nel corso degli anni, si è indiscriminatamente combinato il cannella con il platino, comportando una notevole dispersione di materiale genetico, poiché risultava impossibile distinguere i soggetti mutati puri dai platino-cannella. Questi ultimi, di fatto, non risultano contemplati da alcun standard e al loro acquisto non conseguono grandi vantaggi sotto il profilo selettivo.
Inoltre, a causa del crossing-over, possiamo assistere al trasferimento di alcuni geni cannella nel cromosoma caratteristicamente portatore di Platino, unione che risulterà difficilmente scindibile in futuro: il risultato di questo accoppiamento erroneo consiste nell'ottenimento di soggetti - solitamente di sesso femminile - Pallid con evidenti sfumature cinnamon su remiganti e coda. 
In seguito alla suddetta combinazione, può rivelarsi complesso sbarazzarsi delle colorazioni «impure» ed - in tal senso - queste sfumature possono rivelarsi spesso incorreggibili, anche nel corso di generazioni.
Ovviamente il platinum può presentarsi su differenti basi cromatiche: il fenotipo più comune è quello descritto in precedenza, ove la mutazione appare palesata sulla forma ancestrale dei calopsite.
Tuttavia è possibile ottenere diverse colorazioni veramente suggestive e accattivanti, come il Platino pezzato, o il platino perlato. Anche il Platinum faccia-bianca risulta stupefacente all'occhio, per le sue tonalità argentate che potranno assimilare un mutato adulto ad un Silver dominare.
Infine, di più recente creazione, il Platinum faccia-pastello: il fenotipo si traduce in un uccello grigio fumo chiaro, ove le gradazioni di giallo intenso sono sostituite da un colore limone leggermente ambrato.

La mutazione è denominata anche "Platino d'Australia", poiché ha origine nell'omonimo territorio fin dal 1970; nonostante sia stato allevato e riprodotto in maniera stabile ancor prima degli anni '90, il suo arrivo in Europa non risale a più di un decennio fa.
Un'altra nota interessante: il termine "Pallid" non è altro che un secondo pseudonimo improprio del Platino; per lungo tempo, tuttavia, alcuni allevatori si sono riferiti con la stessa denominazione al dilute (silver pastello), colorazione che - al contrario - possiede una natura recessiva, creando maggiore confusione nello studio della mutazione stessa.

Sappiamo per certo che mutazione Platino presenta un'ereditaria genetica legata al sesso ed i numerosi esperimenti riproduttivi confermano ampiamente tali tesi, tuttavia non si è ancora completamente chiarito in quale rapporto genetico si trovi con la mutazione lutino SL.
Pertanto v'è ancora molta confusione sull'interazione genetica tra Platinum e Lutino e, solo negli ultimi tempi, si è operato per rivedere la nostra conoscenza su tale mutazioni, delineando in termini pratici i risultati di allevamento.
Il primo dato utile per analizzare i risultati genetici, è la considerazione per la quale accoppiando in modo diretto dei soggetti Platinum e lutini, la totalità della prole risulterà mutata, quando - se le due mutazioni si dimostrassero indipendenti tra loro - si otterrebbero maschi totalmente ancestrali e femmine simili al padre: il che può indurre ad ipotizzare i geni Platinum e lutino occupino la stessa posizione cromosomica. Di fatto, essi sono stati attualmente definiti come "allelici coodominati"; tuttavia i risultati in campo pratico resta tuttora da verificare.
Le caratteristiche di un Platino-Ino sono possono essere così riassunte:
Sesso: si può trattare sempre e solamente di esemplari di sesso maschile, in quanto sono gli unici a presentare due cromosomi Z omologhi, rivelandosi in grado di nascondere due mutazioni sessolegate in contemporanea.
Fenotipo: rivelano un colore intermedio tra il Lutino e Platino, ma il fenotipo può in genere presentare ampie differenze individuali. Non v'è quindi una colorazione determinata che particolarizza questa combinazione, ma la tonalità del colore può variare sensibilmente.
Per fare un'esempio, un giovane Platino-Ino può essere così poco accennato da dimostrarsi estremamente affine ad un lutino; normalmente, dopo la prima muta, la livrea acquisisce più pigmentazione, in particolare sulle remiganti e nel sottocoda, ma mai potranno eguagliare la profondità di colore del platino puro.

Concludendo, le indicazioni selettive per allevare razionalmente questa nuova mutazione risultano poche ma decisamente imprescindibili: il Platinum, se riprodotto in purezza per diverse generazioni, può influire sulla robustezza fisica dei soggetti, nonché sulla loro taglia e proporzioni corporee, sicchè si consiglia di effettuare accoppiamenti composti da maschio portatore x femmina mutata o, in alternativa, da maschio mutato x femmina comune.
Per le suddette ragioni, non risulta consigliabile tentare di massimizzare la nascita di soggetti platinum accoppiando tra loro due mutati, poiché - alla luce dei risultati riproduttivi - la nostra strategia avrà il solo effetto di indebolire il ceppo. 
Altra raccomandazione consiste nel non sovrapporre il platino con mutazioni quali lutino o cinnamon (le ragioni sono illustrate in precedenza); conseguentemente, volendo introdurre nel ceppo animali dal genotipo insicuro, potremo optare per l'inserimento di sole femmine, in quanto ci daranno la garanzia di non presentare colorazioni sessolegate nascoste.