Allevare il lori scintillante

Quella dei lori è una sottofamiglia di Psittacidi tanto vasta quanto per larga parte sconosciuta in cattività, in particolar modo nel panorama ornitologico italiano.

Certamente quando l’allevatore medio pensa ad un esponente dei lorinae, si immagina il più delle volte il tanto comune “lorichetto arcobaleno”, nome che designa spesso nient’altro che un indistinto miscuglio di sottospecie e livree ancestrali che la totale mancanza di criterio ha prodotto in quest’hobby. Il mondo dei lori, in realtà, risulta essere enormemente vasto, tanto da riservare all’ornicoltore curioso e verace un’enorme varietà di specie da allevare e studiare.

Una di queste è il Chalcopsitta scintillata, un simpatico loride dalla livrea molto particolare e dalle singolari peculiarità etologico-alimentari.

In cattività è possibile reperire rare linee di sangue di questa specie, mai affermata sul mercato nonostante – a parer mio – la sua riproduzione non presenti difficoltà maggiori rispetto a quella di altri lori; eppure, il prezzo di mercato viene mantenuto artificiosamente alto, condannando il scintillato a rimanere un animale di nicchia.

In questa sede cercherò di lasciare qualche spunto agli allevatori che vorranno cimentarsi nel suo allevamento, tracciando qualche indispensabile linea guida per una buona gestione.

Un aspetto particolarmente importante per la gestione dei lori scintillanti è l’alloggio: avremo infatti a che fare con Psittacidi altamente sensibili sia alle correnti d’aria, intemperie e anomalie climatiche, sia all’accumulo di residui organici, al ristagno di feci e alle infezioni fungine che possono scaturire dalla scarsa igiene.

Progettare una voliera in grado di conciliare queste due esigenze non risulta affatto facile: del resto, dotare l’alloggio di eccessive protezioni comprometterà e complicherà le operazioni di pulizia, mentre l’utilizzo di sola rete per delimitare gli ambienti non si rivela certo indicato per ragioni facilmente immaginabili.

Per ovviare a questo sono ricorso all’utilizzo di pannelli divisori scorrevoli in policarbonato trasparente o vetroresina opaco, da poter rimuovere e disinfettare regolarmente.

Il contenitore nel quale gli animali saranno ospitati dovrà avere un’estensione di almeno 3 metri per 1, quanto più possibile avvolto dal verde e lontano dagli alloggi di altri pappagalli più rumorosi: ho utilizzato con successo gabbioni da 3x1x1 sospesi a un metro da terra, la rete di fondo avrà una maglia sufficientemente larga da permettere il passaggio delle deiezioni e degli scarti di cibo (nel mio caso 50x25 mm). Ciò garantisce la massima igiene del fondo senza troppo impegno da parte dell’allevatore.

Annesso all’alloggio è bene installare un nido per tutta la durata dell’anno, dalle dimensioni di 25x25x70h, possibilmente ad L rovesciata per limitare l’entrata della luce: gli animali lo utilizzeranno come dormitorio e altresì come rifugio durante il giorno, ragion per cui dovrà essere mantenuto costantemente pulito.

Come fondo potremo utilizzare torba non polverosa o fibre di cocco, ma sotto tale aspetto è importante precisare che ho notato scarso gradimento per i substrati troppo duri o dalla granulometria eccessiva, come truciolo, faggiolino o pellet.

Dal punto di vista alimentare non si presenta un pappagallo eccessivamente delicato come pensano i più; rispetto alle specie più affini presenta un intestino maggiormente sviluppato e papille linguali meno accentuale, il che ci suggerisce una maggior predisposizione a consumare cibi più soliti. Oltre a misti di frutta e vegetali, minestroni, pollini e nettare commerciale per lori, si potranno quindi impiegare semi bolliti e germinati, pastoni per granivori e diversi tipi di fonti animali (uova, larve e insetti).

Personalmente garantisco ai miei Chalcopsitta una costante fornitura un buon preparato in polvere a secco altamente proteico e poco grasso, prestando attenzione che la granulometria della polvere sia quanto più fine possibile: qualora questo requisito non dovesse sussistere, ho notato diverse difficoltà nell’alimentazione con annesse problematiche comportamentali.

L’alimento base sarà sempre accompagnato da frutta di stagione in abbondante quantità, pur tenendo presente che gli animali si limiteranno a consumarne una quantità irrisoria rispetto a quanta ne finirà sbriciolata sul terreno. Nonostante ciò cerco sempre di fornire frutta a sufficienza da esaurire il fabbisogno giornaliero, accompagnandola con erbe prative e fiori, centocchio, tarassaco, piantaggine e rami rosacee fioriti.

Per la ragione sopra descritta fornisco anche discrete quantità di cibo solido, ossia legumi bolliti e semi germinati a giorni alternati.

I Chalopsitta scintillata riproducono 2 volte l’anno, principalmente in autunno e nel periodo pre-primaverile: le danze sono anticipate da abbondanti forniture di proteine animali, principalmente cibo vivo, quali camole della farina e del miele, oltre che a bigattini bolliti. Faccio notare come normalmente in allevamento utilizzi poco uovo sodo, al contrario di altri avicoltori, poiché lo ritengo eccessivamente grasso e di difficile preparazione. Al contrario di quanto accade coi granivori, le proteine animali sono indispensabili per spronare all’estro gli animali, essendo che le integrazioni con germinati e pastone riscaldante non sono sempre sufficienti.

Gli accoppiamenti continuano durante tutto l’anno, ma si intensificano precedentemente alle cove, sempre anticipati da un lungo corteggiamento da parte del maschio che, facendo vibrare le ali, sorvola velocemente la femmina, emette grida acute restringendo la pupilla e saltando a ritmo costante intorno alla compagna. L’amplesso è tra i più lunghi e complessi osservabili nei lori, iniziando sul fondo dell’alloggio e continuando nel nido, può durare anche più di un’ora.

La deposizione si attesta normalmente a 2 uova, ma non sporadicamente anche 3, seppur abbia notato difficoltà ad allevare al massimo delle potenzialità più di un pullo; ho fatto quindi ricorso a diverse specie affini come balie, non solamente i prolifici moluccani, ma con accettabile successo anche kakariki e parrocchetti dal collare.

Lo svezzamento risulta essere incredibilmente lungo e non di rado ho fornito imbeccate manuali ad animali che già cominciavano ad essere trascurati dai genitori poiché in grado di nutrirsi autonomamente. Formare le coppie risulta essere, secondo la mia esperienza, relativamente facile, dal momento che non ho riscontrato particolari casi di incompatibilità: gli animali completano la livrea adulta a 9 mesi di vita, età in cui cominciano ad intraprendere anche i primi rapporti con il partner, sebbene la riproduzione sopraggiunga solamente al secondo anno di vita.

Per concludere, tengo a ricordare che per un allevamento consapevole mirato alla conservazione, occorre prestare attenzione alla purezza delle coppie, infatti esistono tre sottospecie: oltre alla nominale, C.s. chloroptera, con la zona sottoalare verde scuro e C.s. rubrifrons, delle isole Aru, con il rosso della fronte tendente all'arancione ma più esteso.